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Storie di sport – l’intervista a Paride, un ciclista oltre i confini

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Lo sport è molto più di una semplice competizione; è un viaggio che ci guida alla scoperta di noi stessi e degli altri. Attraverso il movimento, ci insegna valori fondamentali come il rispetto, la solidarietà, la perseveranza e l’umiltà. In un’epoca in cui la connessione umana è spesso trascurata, lo sport ci unisce, creando legami tra persone di ogni cultura e provenienza. Collocato in un contesto di sfide e conquiste, offre a ciascuno di noi l’opportunità di affrontare i propri limiti e di crescere, sia come individui che come comunità. Ogni gara e ogni traguardo conquistato diventano monumenti alla forza dello spirito umano, testimoniando che il vero successo risiede non solo nelle vittorie, ma anche nelle esperienze condivise e negli insegnamenti appresi lungo il cammino.

Sono seduta di fronte a Paride, un uomo di 61 anni con uno sguardo acceso e un sorriso che rivela la sua passione per il ciclismo. Ha appena completato un’avventura di 1542 km nel sud del Cile e dell’Argentina, pedalando sulla Carretera Austral, la Ruta 40, lo Stretto di Magellano e la Terra del Fuoco. Ma Paride non è un ciclista qualsiasi: ha già affrontato avventure epiche come la RAAM (Race Across America) di 5000 km in 11 giorni, per 2 volte di seguito la RAI (Race Around Ireland) di 2160 km in 4 giorni e 20 ore, la Parigi-Brest-Parigi di 1250 km in 2 giorni e 11 ore e il percorso da Marrakech a Dakar di 2700 km in 20 giorni.

Ed è così che nella raffinatezza del paesaggio patagonico, dove la natura imponente si scontra con la fragilità dell’essere umano, il racconto di Paride si intreccia con una lezione profonda: la sua esperienza non ha solo messo alla prova il suo corpo, ma ha trasformato la sua anima. Rivela così l’essenza dello sport e i valori che esso porta con sé.

 

Paride, come hai vissuto questa nuova avventura?

“Ogni pedalata sulla Carretera Austral è stata un’esperienza mistica, quasi spirituale. Ho potuto osservare da vicino la bellezza della natura: i ghiacciai, i laghi cristallini e le montagne maestose. Ma è stato anche un viaggio interiore, dove sono stato costretto a confrontarmi con i miei limiti. La vera sfida è stata la solitudine da affrontare, il vento che urlava contro di me e le giornate di pioggia. Ma, come in ogni gara che ho affrontato, ho imparato che la perseveranza è la chiave. Ogni volta che ho spinto sui pedali, ho sentito la connessione con le persone che credo nelle mie stesse passioni e il sostegno degli sconosciuti lungo il percorso mi ha dato una forza incredibile.”

Quali valori dello sport hai trovato riflessi in questa avventura?

“Durante il viaggio, ho visto concretizzarsi i valori della collaborazione e del rispetto. Essere un ciclista significa anche appartenere a una comunità. Lungo il mio cammino, sono stato accolto da tantissime persone che, pur non conoscendomi, mi hanno offerto acqua, cibo e alcune volte anche un luogo dove riposare. Questo gesto così semplice e umano è l’essenza vera dello sport: un gesto che parla di solidarietà.”

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Hai mai affrontato avventure che ti hanno fatto sentire parte di qualcosa di più grande?

“I miei viaggi hanno sempre avuto un carattere individuale, come nella RAAM, per esempio, dove sono stato solo per migliaia di chilometri. Ma è vero che, a volte, l’appartenenza a un gruppo ha dato un senso diverso alla mia esperienza. In questo viaggio in Argentina ho avuto la fortuna di condividere l’esperienza con gli stessi compagni con cui avevo condiviso l’avventura dell’Africa. Si è creata una sinergia tra di noi, un legame che abbiamo costruito affrontando insieme le sfide del percorso. Ho imparato che, anche se la corsa può essere individuale, i legami che creiamo sono ciò che rende il viaggio significativo.”

Cosa rappresenta per te la vittoria, sia in una gara che nella vita quotidiana?

“Non sempre vincere significa arrivare primo. Le vittorie più importanti per me sono quelle che riguardano il superamento personale, il sapersi rialzare dopo una caduta. Nell’allenamento o in gara, mi è capitato di dovermi fermare e affrontare le mie debolezze. Queste esperienze mi hanno insegnato che il vero successo risiede nella nostra capacità di continuare, di combattere, anche quando la strada è in salita. È un messaggio che spero di trasmettere agli altri: “If you can dream it, you can do it!”

Cosa ti aspetta ora, dopo questa avventura?

“In questo momento, la mia mente è già proiettata verso la prossima sfida. Ho imparato che lo sport è un viaggio senza fine. Ogni esperienza, anche la più ardua, può diventare un’opportunità per esplorare nuovi orizzonti e nuove connessioni. Per me, la prossima avventura sarà dedicata alla condivisione di valori, raccontare la bellezza di ciò che ho vissuto e ispirare altre persone a credere nella loro forza e unità nel perseguire i propri sogni e obiettivi. E poi? poi si vedrà!”

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La storia di Paride ci offre una visione profonda e ispiratrice di ciò che lo sport rappresenta: un’opportunità per superare le proprie paure, collaborare con altri e costruire legami duraturi. Che si tratti di una sfida affrontata da solo o di un’avventura condivisa con amici, questi momenti diventano occasioni per crescere e trasformarsi. Nella sua testimonianza, vediamo riflessi valori universali che possiamo applicare non solo nelle gare sportive, ma in ogni aspetto della vita. Ogni passo, ogni pedalata è un invito a perseverare, a comunicare e a sostenere gli altri, arricchendo il nostro percorso con esperienze significative. Con la mente proiettata verso nuove avventure, Paride ci ricorda che, alla fine, non sono solo i traguardi a definire il nostro cammino, ma anche le connessioni che creiamo lungo la strada e la condivisione di valori che rendono la nostra esperienza umana unica e preziosa.

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