L’arma più potente che abbiamo contro il carcinoma della mammella è la diagnosi precoce: possiamo così ridurne la mortalità ma non la frequenza. Come abbiamo già visto, l’incidenza negli ultimi anni è stabile o in minimo aumento, perché abbiamo i mezzi radiologici per ottenere una anticipazione diagnostica (detta “prevenzione secondaria”) ma non ancora gli strumenti per una “prevenzione primaria” (come fanno i vaccini ovvero ridurre il numero di donne che si ammalano. I fattori che influenzano il rischio di sviluppare il carcinoma della mammella possono essere suddivisi tra fattori non modificabili e modificabili.
Tra i fattori non modificabili, ad esempio, troviamo la storia familiare, ovvero la presenza in famiglia di altre donne o uomini affetti da carcinoma mammario, l’età avanzata (il rischio di malattia aumenta all’aumentare dell’età), un menarca precoce e una menopausa tardiva (un maggior numero di cicli ovulatori incrementa il rischio). Un fattore molto importante è la storia personale di carcinoma mammario: le pazienti che hanno già avuto un tumore mammario sono 10 volte più a rischio rispetto alle coetanee di sviluppare un carcinoma nella mammella già operata ma anche nella controlaterale.
Il numero di figli è un fattore protettivo, soprattutto se la prima gravidanza avviene in giovane età: le donne che hanno avuto una gravidanza a termine prima dei 20 anni hanno un rischio ridotto quasi del 50% rispetto a donne nullipare o che hanno avuto una gravidanza oltre i 35 anni. Anche l’allattamento al seno ha un lieve effetto protettivo. Fattore non modificabile che aumenta considerevolmente il rischio di sviluppare un carcinoma della mammella è essere portatrici di mutazioni genetiche associate con il cancro della mammella.
Tra queste le più studiate sono le mutazioni dei geni BRCA1 e BRCA2: le portatrici hanno un elevatissimo rischio di sviluppare tumore sia della mammella che dell’ovaio.
Altre note mutazioni sono legate a patologie come la sindrome di Li- Fraumeni, sindrome di Peutz-Jeghers, sindrome di Cowden, e atassia-teleangectasia.
Le pazienti che hanno subito radioterapia mediastinica in giovane età, solitamente per trattare linfomi in sede toracica, presentano un rischio aumentato: le elevate dosi di radiazioni usate a scopo terapeutico possono indurre la comparsa di un tumore mammario circa 10-20 anni dopo il trattamento.
Tra i fattori modificabili importanti sono l’obesità, il consumo di sostante alcooliche e il fumo: è dimostrato che questi tre fattori sono causa della maggior parte dei tumori e delle patologie cardiovascolari; quindi, la modificazione di abitudini alimentari e di stile di vita porta a una prevenzione generalizzata e sicuramente a un miglioramento della salute della persona. Similarmente l’esercizio fisico soprattutto se eseguito in maniera costante ha un effetto protettivo. La terapia ormonale sostitutiva aumenta il rischio relativo: questo trattamento è consigliabile in donne con elevato rischio di osteoporosi (es. menopausa precoce) e basso rischio di tumore mammario, senza familiarità. Molti studi hanno valutato la terapia con farmaci che agiscono contro i recettori degli ormoni femminili come strategia per ridurre l’incidenza di tumore al seno nelle donne in menopausa.
L’utilizzo del Tamoxifene, ad esempio, riduce concretamente il rischio di sviluppare un tumore al seno, ma tra gli effetti collaterali ci sono una aumentata incidenza di tumore dell’endometrio, eventi trombotici e sviluppo di cataratta. La mastectomia bilaterale profilattica è una operazione che abbatte enormemente il rischio di sviluppare un tumore al seno, ma è una opzione proponibile solamente a pazienti portatrici di mutazioni genetiche e vanno considerati caso per caso i risvolti psicologici e le possibili complicazioni chirurgiche.
In conclusione è consigliabile uno stile di vita sano e fare prevenzione con esame ecografico e mammografico annuale. A prescindere dal rischio personale di ogni paziente, il tumore al seno è troppo frequentate nella popolazione generale per essere sottovalutato. Diagnosticare un tumore mammario di piccole dimensioni da ottime possibilità non solo di cura ma anche di guarigione!
Dott. Luca Facchetti
Specialista in Radiologia Senologica